La diagnosi in psicopatologia è uno strumento prezioso che può indirizzare il lavoro di psicologi e psichiatri, ma troppo spesso la si confonde con la diagnosi medica.
La malattia mentale infatti il più delle volte non è riconducibile a cause “fisiche”, i suoi contorni sono meno definiti, spesso non è disgiunta dalla persona stessa ma con essa si combina inestricabilmente. La valenza soggettiva della patologia psichica è ancora più evidente quando si parla di ansia o depressione, che in molti casi non sono altro che stati d’animo confusi con malattie da eliminare.
Eppure tante persone preferiscono pensarsi come psicologicamente malate - di volta in volta “depressi, “bipolari”, soprattutto “borderline” che è il calderone nel quale buttare ogni comportamento deviante - piuttosto che intendere la propria sofferenza come una manifestazione di se stessi.
Riconoscere che il malessere psicologico non è il risultato di un agente patogeno ma riguarda sé è una consapevolezza che spaventa, perché riporta all’interno qualcosa che si vorrebbe cacciare fuori, ma nei fatti restituisce il potere di farci i conti, dando voce ad un mondo interno rimasto inascoltato.
